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La fine di un mito e l'inizio di una leggenda

Di simboli la società moderna ne è piena, da quelli più scontati come la moda e la musica, a quelli un po’ più strani, ma non per questo meno importanti o banali. Per quanto mi riguarda venerdì 29 gennaio 2016, giorno che ha segnato la fine della produzione del Defender, ha corrisposto anche la fine di un’era dove gli uomini erano Uomini le donne erano Donne ed i bambini giocavano ancora lungo le strade con la fantasia tale da non dover chiedere aiuto ad un comune tablet o smartphone, (ora purtroppo indispensabile nella vita di tutti i giorni).
Ognuno è libero di interpretare la realtà come meglio crede e io, appassionato ed entusiasta Defenderista, mi guardo intorno e rifletto sul significato del perché la produzione sia cessata proprio ora…dopo 68 anni di onorata carriera, dove le cause (a mio parere) non sono gli svariati problemi di omologazione o di un fabbisogno urgente di rinnovo del design: vedi Mercedes, Wrangler ecc, ma di presa di coscienza della casa madre che alla società di oggi un "Duro e Puro" non serve più; pensiamo solo alla continua e inesorabile ricerca della comodità e del lusso che esula i principi fondamentali in tutti i campi, dal più scontato a quello più avanzato: dalla verdura già lavata imbustata e spezzettata alla domotica. 
Il Land Rover rispecchiava esattamente i canoni di una società che ormai è in via d’estinzione, una società di uomini forti disposti ad aiutare il prossimo e mettersi in gioco per se stessi scommettendo anche ciò che non avevano. Guardandomi intorno, a volte mi chiedo quanto sia vero il mondo e quanto siano reali le persone che incontro e conosco, sempre nascoste dietro a qualcosa di multimediale che imbroglia la realtà.

 

Si potrebbe dire la stessa cosa della nuove auto, impregnate di sensori che non aiutano ma ingannano, mascherate con cruscotti avveniristici e addobbate con grandi cerchi, dove poi manca la sostanza…il cuore.
Sempre più frequenti sono gli spot alla tv che sponsorizzano 4x4, spacciandoli per inarrestabili su pochi centimetri di neve o su di un mucchio di terra in pieno centro, avvalendosi così di titoli fuoristradistici inesistenti e poco credibili.
L’inesorabile scorrere del tempo determina un evoluzione continua così nelle auto come nella collettività; la musica, la moda, la tecnologia riflettono i cambiamenti della società stessa in cui viviamo.
Ora mi chiedo se i cambiamenti che stiamo vivendo siano monito di positività o meno? Quando ancora il sogno di un ragazzo era di scoprire il mondo all’Indiana Jones e immergersi nella sconfinata natura, passando per deserti, attraversando giungle e guadando fiumi, il mondo e le persone, esigevano di un mezzo di trasporto che potesse essere non solo un auto, ma un compagno di viaggio. Oggi tutto questo credo stia scomparendo e come segno inconfondibile di questo cambiamento è proprio la fine della produzione del Defender.
L’ultimo uscito come il primo prodotto…la fine di un ciclo, che ha creato nuovi mondi, unito persone, creato miti. Land Rover Defeneder un’icona per gli appassionati di tutto il mondo e un solido punto di riferimento per tutti quei produttori, che in decenni cercarono di imitare la doti progettuali e stilistiche, hanno creato auto dalle mille innovazioni e dagli ammirevoli accorgimenti, ma che non hanno mai potuto eguagliare il Land poiché non hanno ancora capito che non sono le doti fuoristradistiche e il design del veicolo a renderlo migliore, ma è il simbolo che rappresenta per noi entusiasti…diciamolo pure sfatando ogni mito: Le giapponesi sono più affidabili e il fascino dell’americana è unico, ma sul tramonto africano, sulle dune del deserto e in mezzo alla giungla come in centro città non c’è dubbio che il mitico Defender, anticipato dalle Series, fosse il compagno di viaggio ideale, insostituibile…perché? Perché è l’unica Auto capace di rendere speciale la noiosa routine di tutti i giorni, di esaltare lo spirito del conducente, di portarci lentamente ma ovunque, di non farci desiderare la meta ma godere il viaggio, un’ auto capace di esaudire i desideri di grandi esploratori e di piccoli avventurieri che per gioco e per passione si allontanano solo per pochi km dal garage di casa per sedersi intorno al fuoco e raccontare storie, che la maggior parte delle volte sono favole inventate per rendere il momento ancora più magico.

 

Queste nuove generazioni, di cui ne faccio parete, sono distratte dalle illusioni e prigioniere di un mondo digitale che porta a non apprezzare ciò che è concreto e quindi ciò che ci sta intorno, ma cerca rifugio per il più delle volte dentro i social, non accorgendosi che la felicità come la vita non è solo sui pollici o su Google.
Un po’ come i nonni che non accettano di vedere i propri nipoti come schiavi di un telefono e non riuscendo ad interagire con loro perché troppo distanti da questo nuovo mondo, così anche il Defender, ormai inutile, scomodo e troppo poco accessoriato per essere pari alle altre auto e dare lo stesso servizio, è stato destinato al pensionamento.
Un nuovo inizio è alle porte, sono un venticinquenne e un po’ mi spaventa il futuro, non tanto per il lavoro, ma quanto per una costante perdita di tutti quei valori concreti che erano le basi di una società non troppo lontana a quella moderna. Non sempre l’evoluzione può portare ad un miglioramento e guardarsi indietro e saper copiare ciò che c’è stato di buono potrebbe far maturare i frutti di questa società, alla ricerca costante di un identità che è andata perduta o spero solo accantonata.

 

STEFANO MARCON

 

 

 

Presentazione workshop di Stefano Marcon

 

 

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