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Graziano Scandola e Giammarco Fossà alla Dakar 2017

Il veronese Graziano Scandola con alle note il vicentino Giammarco Fossà hanno terminato la Dakar 2017.

I portacolori di Daytona Race e Car Racing a bordo di un Ford Raptor SVT T2 preparato da RTeam, alla loro prima esperienza concludono il rally-raid più duro al mondo arrivando al traguardo dopo due settimane al limite per uomini e mezzi.

Obbiettivo raggiunto! Quando dal parco partenza di Asuncion anche il solo pensiero di arrivare era un qualcosa da dire solo sottovoce e con molto rispetto ora finalmente si è materializzato in una splendida realtà: arrivati e classificati in 57^ posizione assoluta.

Per Graziano Scandola e Giammarco Fossà la Dakar era un sogno che finalmente il due di gennaio si realizzava mentre scendevano con il loro Ford Raptor SVT dal palco della capitale del Paraguay, un sogno però fino a quel momento che si concretizzava solo a metà, perché per fregiarsi del titolo di “Dakariano” quell’impresa bisognava portarla a termine.
Davanti a loro l’equipaggio veneto aveva quella che era stata definita la Dakar più dura da quando il rally-raid più famoso e difficile al mondo si era spostato dall’Africa al Sud America. E le promesse non sono state disattese anzi, l’inclemenza del tempo ha ingigantito ancor di più le difficoltà di un percorso a dir poco estremo.
Più di novemila chilometri da percorrere in poco meno di tredici giorni, con tappe anche di quasi mille chilometri al giorno in condizioni climatiche che nel giro di pochi giorni, se non di ore, sono andate dagli oltre quaranta gradi a sottozero, con una settimana di gara costantemente sopra i tremila metri di altitudine con punte sopra i quattromila. A questo vanno aggiunte le piogge torrenziali che hanno colpito la Bolivia portando gli organizzatori a sospendere una tappa per soccorrere le sfortunate popolazioni colpite.
In mezzo a tutto questo c’era la competizione automobilistica, una tabella di marcia da rispettare, ed un unico obbiettivo: andare avanti.
Fin dal secondo di gara Scandola e Fossà hanno sofferto di malanni “tipici” – ma no solo – che un mezzo, seppur preparato (anche se derivato dalla serie) può arrivare a denunciare, e così hanno iniziato con l’esplosione della batteria a causa delle elevate temperature, arrivando al problema principale che li ha afflitti e purtroppo anche spesso rallentati durante la gara, un intasamento del radiatore a causa del fango nei primi giorni ha portato alla parziale rottura della guarnizione della testata, costringendoli nei giorni successivi a continue soste per raffreddare il motore. A questo va poi aggiunto anche in una tappa la rottura dello stelo di un ammortizzatore.
Questi inconvenienti hanno portato più volte l’equipaggio veneto a partire per una tappa ed arrivare solo la mattina successiva, portandoli a guidare per quasi 24 ore consecutive, arrivare a fine prova, riposarsi solo un paio d’ore per poi ripartire su un di un percorso di gara limite della percorribilità, ogni giorno diverso: sabbia, dune, fango, foresta, guadi e passaggi trialistici il tutto magari concentrato nella stessa giornata. Una competizione che però ha regalato paesaggi splendidi, una natura incontaminata, selvaggia e meravigliosa come solo certi posti non a caso negli angoli più sperduti della Terra sanno esserlo, ma soprattutto popolazioni che hanno accolto la carovana della Dakar a braccia aperte, donando tutto il loro affetto a questi “matti” pronti a sfidare prima di tutto loro stessi in quella che senza ombra di smentita si può ancora chiamare Avventura.
Per questo e per molti altri motivi per Graziano Scandola e Giammarco Fossà l’essere arrivati al termine di questo raid motoristico ha il sapore di una vittoria che va anche ben oltre l’aspetto sportivo: ricordi, persone e paesaggi che ora e per sempre resteranno indelebili e che forse spiegano il sogno di diventare “Dakariani”.
Consigliamo di visitare la pagina Facebook dell’equipaggio per vedere i video a caldo subito dopo il termine della gara di tutti i protagonisti di questa Impresa, compresi i ragazzi - insostituibili – dell’RTeam :
Dakar 2017 Scandola-Fossà  www.facebook.com/equipaggio368/

 

Caprino V.se (Vr), 15/01/201

Graziano Scandola e Giammarco Fossà chiudono la prima settimana della Dakar 2017 ancora in gara! 

L’equipaggio veneto tiene duro e nonostante una serie di inconvenienti è arrivato a La Paz, giro di boa del Rally Raid più duro al mondo, con la capitale Boliviana che li ha accolti in un tripudio di folla.

 

Caprino V.se (Vr), 09/01/2017

 

Quando esserci è già una vittoria: ci sono eventi sportivi e sfide con la natura che fanno dimenticare in fretta la fredda classifica e ti permettono di gioire solo per il semplice fatto di essere ancora protagonista di un qualcosa che sai già mentre lo stai vivendo che sicuramente non lo dimenticherai mai, questa è la Dakar 2017 per il veronese Graziano Scandola e per il vicentino Giammarco Fossà. Una gara dura, dove le forze della natura oltre a regalare paesaggi maestosi ed indimenticabili hanno offerto ai partecipanti un assaggio del loro potenziale, con temperature estreme sopratutto per il caldo ma anche per il freddo, altitudini da scalatori esperti ed il tutto condito negli ultimi giorni anche da piogge torrenziali che hanno costretto gli organizzatori ad annullare o accorciare anche alcune prove. Questo mentre i concorrenti stanno disputando una competizione motoristica, uno degli sport dove è sempre richiesta la massima attenzione e lucidità. “Finalmente arrivati a La Paz!” : queste le prime parole di Graziano Scandola e Giammarco Fossà appena arrivati al giro di boa della Dakar 2017, probabilmente l’edizione più dura del Rally-Raid da quando si corre in Sud America. La Paz per l’equipaggio veneto portacolori di Daytona Race Car Racing significa anche un meritatissimo giorno di riposo ed il momento di tirare un attimo le somme di questa loro prima esperienza nella competizione motoristica più dura al mondo: “E’ stata dura! - esordisce Scandolace l’aspettavamo difficile, ma non così faticosa, molto più di quello che potevamo pensare. Ma comunque ora siamo qua, siamo arrivati a metà gara nonostante ci sia capitato di tutto: il secondo giorno ci si è rotta la batteria, che è una cosa quasi impossibile da rompere, mentre il giorno successivo abbiamo rotto lo stelo di un ammortizzatore, il giorno dopo ancora ci si è bruciata, per fortuna non del tutto, la guarnizione della testa e per fortuna con un ripara falle siamo riusciti a tamponare il danno.” Tutti questi imprevisti hanno costretto l’equipaggio - come ce ne fosse stato bisogno - ad un tour de force ancor più massacrante: “Una tappa l’abbiamo conclusa alle sei della mattina del giorno successivo a quando eravamo partiti, abbiamo riposato un’ora e poi siamo subito ripartiti per quella successiva. In un altra prova - prosegue il pilota scaligero - per fare 230 chilometri di speciale siamo partiti alle dieci di mattina e siamo arrivati alle tre di notte, per poi ripartire alle 8.00.” La domanda d’obbligo, dopo questo resoconto è se pensavate di arrivare a La Paz?L’abbiamo pensato - esordisce Fossàma non ce lo siamo mai detto per scaramanzia”. “E’ vero – prosegue Scandolaci speravamo tanto. Nell’ essere arrivati fin qua ci ha aiutato molto anche l’assistenza del team ed i ragazzi in gara con il camion della squadra, ci hanno dato sempre una mano.


E non dimentichiamo poi il pubblico, spesso quando ci siamo insabbiati se c’era qualcuno nelle vicinanze veniva sempre ad aiutarci, anche dieci persone a fare il tiro alla fune per tirarci fuori, un qualcosa di emozionante, soprattutto qui in Bolivia. Proprio l’arrivo nella capitale boliviana è stato un qualcosa di indescrivibile: “ L’accoglienza mentre ci avvicinavamo a La Paz è stata incredibile - spiegano – hanno calcolato che c’erano sulle strade un milione mezzo di persone, ad attenderci c’era il Presidente della Bolivia Evo Morales, le persone erano calorosissime, ci volevano stringere la mano, volevano una foto anche con noi, non solo con i big, ci hanno addirittura messo i bambini in braccio, un momento che non dimenticheremo mai.Momenti indimenticabili, che ripagano anche di uno sforzo fisico che ha portato l’equipaggio a situazioni al limite, passando nel giro di pochissimo tempo dai 45 gradi ai dieci sottozero, ad altitudini anche sopra i quattromila metri: “E’ vero, lo sforzo fisico è assoluto e chi ne ha sofferto di più sono stato io – spiega il navigatore Giammarco Fossàsono arrivato al via con un pò di febbre, poi ho iniziato subito a soffrire il mal d’altitudine, mi hanno anche fatto tre sessioni di ossigeno, in questo devo ringraziare Graziano che mi ha sempre aiutato e supportato quando non stavo bene, adesso abbiamo ancora qualche giorno sopra i quattromila metri, però teniamo duro!” Al momento di scrivere queste righe l’equipaggio veneto sta ripartendo per la prima parte della tappa Marathon, dove al termine della giornata per ogni necessità dovranno contare solo sulle proprie forze, in quanto non ci sarà il parco assistenza ma solo un parco lavoro dove solo i piloti avranno accesso. “Saranno due giorni molto interessanti - spiegano i nostri – l’unico aiuto che potremmo avere sarà dal nostro camion assistenza in gara e non dai meccanici che ci seguono, la notte dormiremo in tenda al fianco della vettura, diciamo che ripartiamo bene.”

 

La Dakar 2017 parte in salita per l’equipaggio composto da Graziano Scandola e Giammarco Fossà, ma l’equipaggio veneto tiene duro e continua la sfida al rally raid più duro del mondo.

Caprino V.se (Vr), 06/01/2017
Ancora prima della partenza era stata definita la Dakar più dura da quando la maratona rallystica si è trasferita in Sud America, ora le parole hanno lasciato il posto ai fatti, senza nessun tema di smentita, anzi.
L’edizione 2017 già dal suo avvio ha mostrato che non fa sconti a nessuno, sia ai team ufficiali tantomeno ai coraggiosi team privati, contando fin dai primi chilometri ritiri importanti, con condizioni climatiche estreme ed un percorso di gara durissimo sia per la meccanica che per gli equipaggi.
L’equipaggio composto da Graziano Scandola e Giammarco Fossà, al loro esordio nel rally-raid Sudamericano hanno accettato la sfida ed al momento di scrivere queste note risultano ancora in classifica nonostante anche per loro la Dakar sia stata in salita fin dal secondo giorno di gara.
Dopo la partenza del 2 gennaio da Asuncion davanti al Palazzo del Governo in Paraguay, svoltasi in un emozionante tripudio di folla con gli equipaggi che hanno sfilato tra centinaia di migliaia di appassionati, la gara prevedeva una tappa di 454 chilometri di cui 39 di prova speciale: poco chilometraggio ma già molto insidioso a causa delle pozze di fango e di passaggi subito insidiosissimi.
In questa prova d’apertura l’equipaggio di Daytona Race e Car Racing si sono comportati ottimamente, non cadendo nelle insidie del tracciato e chiudendo in 62^ posizione assoluta.
La seconda tappa del 3 gennaio metteva subito le cose in chiaro ai partecipanti, con un percorso di 803 chilometri di cui 275 di tratto cronometrato, con il passaggio dal Paraguay all’Argentina. Una prova durissima, con temperature ben oltre i quaranta gradi ed un percorso che alternava fango e moltissima polvere il tutto arrivando a 3000 metri d’altitudine. Purtroppo proprio le elevate temperature portavano all’esplosione della batteria del Ford Raptor SVT T2 di Scandola e Fossà, successivamente il fango ostruiva il radiatore costringendoli a continue soste, arrivando successivamente a dover aspettare il camion dell’assistenza per poter concludere la prova.
Una giornata ai limiti della resistenza per l’equipaggio veneto, che partiti alla mattina alle 8,00 chiuderanno al prova alle 6,45 della mattina successiva, guidando anche in notturna in condizioni al limite della visibilità, aggravate ancor di più dalla nebbia e dalla polvere sollevata dai camion in gara.
Nonostante quanto accaduto Graziano Scandola e Giammarco Fossà non si sono dati per vinti, e dopo solo un paio d’ore di riposo (grazie anche al fuso orario della Bolivia che è indietro di un’ora) sono ripartiti per affrontare la quarta tappa di 521 chilometri di cui 416 di prova speciale.

Per restare aggiornati sulla gara dell’equipaggio, si può seguire la pagina Facebook:

Oppure sul sito ufficiale della gara www.dakar.com

 

Per l’equipaggio veneto composto dal veronese Graziano Scandola e dal vicentino Giammarco Fossà è iniziato il conto alla rovescia per la Dakar 2017.

Oggi i portacolori di Daytona Race e Car Racing sono partiti per il Sud America con destinazione Asuncion in Paraguay

Caprino V.se (Vr), 27/12/2016
Partiti, ora non resta che aspettare il 2 gennaio, quando il Ford Raptor SVT V8 T2 scenderà dal palco di fronte al Palazzo Lopez di Asuncion in Paraguay e così inizierà ufficialmente l’avventura della Dakar 2017 per Graziano Scandola e Giammarco Fossà.
Un evento che va al di là del solo avvenimento sportivo, perché la Dakar non è solo una competizione automobilistica - è anche quello - ma prima di tutto è un confronto con la natura e soprattutto un confronto con se stessi ed il proprio fisico. Ancor di più in questa edizione, definita durante la presentazione ufficiale una delle più dure da quando la grande Avventura si è spostata in Sud America. A questo proposito, a poche ore dall’imbarco abbiamo chiesto a Graziano Scandola e Giammarco Fossà come si sono preparati sotto l’aspetto atletico a questa esperienza:
La mia è stata una preparazione che ha riguardato sia l’aspetto atletico che quello alimentare - inizia a spiegare Scandolaoltre ad aver cambiato completamente la mia alimentazione, nell’ultimo periodo mi sono sottoposto a cinque allenamenti alla settimana, due dedicati ad attività aerobiche come nuoto e spinning e tre dedicate ai pesi per rinforzare la massa muscolare. Viste le numerose tappe che faremo in altitudine, ho effettuato tutta una serie di test sotto sforzo polmonare che simulavano queste situazioni, oltre ad un’uscita sul Monte Bianco per rendermi conto di com’è effettivamente fare sforzo fisico in altitudine. Questo perché quest’anno per ben cinque giorni si correrà ad un’altitudine superiore ai 3000 metri con punte che arrivano a 5000 metri di quota, con temperature che andranno da sottozero a quaranta gradi nell’arco dell’intera gara.”
Non da meno naturalmente è stata la preparazione di chi dovrà indicare la strada a Scandola, in un ruolo, quello del navigatore che mai come quest’anno sarà fondamentale alla Dakar: “Naturalmente anch’io ho lavorato molto in palestra - inizia a spiegare Giammarco Fossà - e sull’alimentazione, poi ho effettuato tutta una serie di sedute specifiche con il mio fisioterapista lavorando soprattutto sulle articolazioni.

Chiaramente la curiosità nell’affrontare questa nuova avventura è alta per entrambi, ecco cosa più li incuriosisce e li porta oramai a contare le ore prima del via: “Non vedo l’ora di fare una prova da 900 chilometri! – esordisce Scandola aspetto il momento che Giammarco mi dirà: ok parti e davanti a noi abbiamo centinaia di chilometri di prova speciale, una cosa che puoi provare solo alla Dakar. Poi naturalmente un altro aspetto che mi affascina moltissimo è il passare attraverso una natura incontaminata, direi selvaggia, penso che sarà un’emozione indimenticabile”. Sulla stessa lunghezza d’onda è anche Fossà: “Non vedo l’ora materialmente di partire, di trovarci io e Graziano al momento dello start e dire ok, si va! Poi naturalmente si vivrà giorno per giorno, aspettando quello che avrà da offrirci la Dakar. Sotto l’aspetto naturalistico mi piacerebbe arrivare a vedere il Salar de Uyuni in Bolivia, la più grande distesa di sale del mondo, dev’essere uno spettacolo che toglie il fiato.

 

Parlato di cose belle, naturalmente vista la tipologia di gara/avventura è d’obbligo parlare anche quello che preoccupa il nostro equipaggio:
Sicuramente la mia preoccupazione sono le giornate che trascorreremo in altitudine, un incognita che avremo tutti, ma penso che sotto l’aspetto fisico sarà decisamente dura. Poi sicuramente dovremo fare molta attenzione alla guida sulle dune - prosegue il pilota veronese - come ho avuto modo di vedere durante i nostri test in Marocco, basta sbagliare l’approccio e rischi subito l’insabbiamento, iniziando uno spreco enorme di energia e di tempo, questo può portarci a chiudere la prova in notturna, e fare il deserto con il buio non sai proprio materialmente dove andare con la vettura.”

Più che preoccupazione siamo coscienti che dovremo porre la giusta attenzione a molte cose - prosegue il navigatore vicentino – sicuramente la parte fisica, l’adattarsi alle varie condizioni che ci ritroveremo ad affrontare sarà un fattore determinante in questa gara. Chiaramente poi la navigazione sarà un aspetto importante, soprattutto in questa edizione. Per quanto riguarda la vettura non abbiamo ancora avuto modo di verificare il comportamento dei pneumatici nelle varie condizioni di pressione di utilizzo, e questo potrebbe portarci via del tempo durante l’avvio di gara.”
Le considerazioni ed i pensieri finali prima dell’imbarco sono rivolti ai punti di forza sui quali l’equipaggio può contare e dove invece dovrà prestare maggiore attenzione: “Sicuramente mi sento tranquillo sull’organizzazione che abbiamo alle spalle e che ci seguirà durante la gara – chiude ScandolalRTeam è una compagine che può vantare una ventennale esperienza nei rally raid, compresa la Dakar. Il Ford Raptor SVT T2 che utilizzeremo non lo conosco ancora bene, ma so che è un mezzo molto stabile e sicuro sul veloce, mentre nel misto visto il peso dovremo fare più attenzione. Per quanto riguarda la corsa in generale, sicuramente da non sottovalutare sarà il fattore psicologico, quando ci ritroveremo a fare 18 ore di fila in macchina, bisognerà essere molto lucidi e poter contare su una buona solidità mentale per poter avere le motivazioni per risalire in auto il giorno successivo.”

Il nostro punto di forza sarà l’amicizia ci lega! - gli fa eco Fossàsappiamo che la gara è un’incognita ma noi siamo in equipaggio con la testa sulle spalle e posso dire che sotto l’aspetto psicologico sono tranquillo. Sicuramente invece la parte che più ci impegnerà sarà la navigazione - prosegue – con il gps unico e le sue limitazioni bisognerà sempre interpretare il percorso che l’organizzazione ha preparato. La morfologia dei territori che andremo ad incontrare sarà molto varia e spesso ci ritroveremo in spazi molto estesi, partendo però indietro rispetto ai primi spero anche di poter contare sulle tracce lasciate da chi ci ha preceduto. Per quanto riguarda la sicurezza mi sento invece tranquillo anche perché la direzione gara ha i mezzi per monitorarci in tempo reale.

 

Prima di congedarsi Scandola vuole ringraziare chi ha supportato questo progetto rendendolo possibile:
- FA.L.CO. Assistance
- Salumificio Valpolicella
Con il supporto di:
Giorgio Gas, Banca Consulia e AltaLessinia.com

 

La Dakar 2017 in cifre:
- 9.000 chilometri di gara in 12 tappe
- 3 Stati del Sud America attraversati: Paraguay, Argentina, Bolivia.
- 800 veicoli tra gara e assistenza (moto, quad, auto e camion)
- 56 nazionalità in gara
- 290 giornalisti presenti
- 1900 ore di programmazione televisiva in 5 continenti
- 1400 giornalisti accreditati
- 70 canali televisivi collegati
- 75 agenzie fotografiche
- Secondo evento di Motorsport più visto e conosciuto al mondo
- Nel 2016 1200 ore di trasmissioni TV e 4,4 milioni di spettatori lungo il percorso

Dakar 2017 in TV: Ogni Giorno dal 2 al 15 gennaio alle ore 21.00 andrà in onda Epic Rally Raid su Nuvolari (canale 61 digitale terrestre) che parlerà di Dakar. Il canale satellitare Eurosport seguirà la Dakar con uno speciale ogni sera con tutti gli aggiornamenti della giornata e con repliche il giorno successivo.

 

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