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IL Perù incorona Al-Attiyah e Nikolaev

Toyota e Kamaz si sono aggiudicati la vittoria del rally-raid più celebre al mondo dopo 10 tappe e un percorso di 5500 km fra dune e fech-fech. Per la prima volta nella sua storia, la Dakar ha attraversato un solo paese.

 

Ecco come è andata.

Non è solo la città che ha dato il nome al distillato d’uva con il 38% di alcool (Pisco Sour), orgoglio del paese nonché causa della “paternità” litigiosa con il vicino Cile. Dal 2012, la cittadina di Pisco, in Perù, è anche una delle tappe classiche della Dakar svoltasi, in questa sua 41^ edizione, dal 6 al 17 Gennaio. Tutto ha avuto inizio con una prima speciale: partenza dalla capitale Lima per gli equipaggi impegnati su un breve tracciato di 84 km di settore selettivo in direzione del famoso centro vitivinicolo. A nord della regione di Ica, l’area geografica ribattezzata California per la sua conformazione territoriale, ha visto ancora una volta Nasser Al-Attiyah aggiudicarsi la special stage Lima-Pisco portando così a ben 32 le sue vittorie di tappa in carriera (meglio di lui solo Ari Vatanen a quota 50 e Stéphane Peterhansel a 41) con un vantaggio di 1’59” sullo spagnolo Carlos Sainz.

 

 

Oltre 330 veicoli (334 per l’esattezza) hanno preso il via a Magdalena del Mar con un totale di 541 partecipanti: 137 moto, 26 quad, 130 auto (inclusi 30 SxS) e 41 camion. La seconda tappa più lunga della Dakar (799 km fra liaison e SS da San Juan de Marcona a Arequipa) si è presentata invece con facce diverse. Dune, piste sabbiose e spiagge lungo l’Oceano Pacifico. Qui i piloti hanno percorso un centinaio di chilometri inghiottendo con i loro veicoli la sabbia che lambisce il mare. Loeb (che ne vincerà altre 3 di tappe) ha detto la sua riuscendo a mantenere un ritmo eccellente in quegli ultimi km delle dune di Ocucaje, prima del traguardo della speciale. Poi è stata la volta di Arequipa, ai piedi del vulcano Misti.

 

 

Ancora dune e passaggi di fech-fech prima di salire a quota 2000 metri nella regione di Cobrepampa, difficile a detta di tutti per la navigazione. In totale dieci stages, con due Marathon – Arequipa/Tacna (Moquegua per le due ruote) andata e ritorno senza possibilità di assistenza meccanica se non la sola effettuata dall’equipaggio o quella fornita da altri concorrenti - un giorno di riposo sempre a Arequipa e due boucle (San Juan de Marcona-San Juan de Marcona e Pisco-Pisco). Percorsi oltre 5500 km, questa Dakar ha assegnato la vittoria a Al-Attiyah (auto), Nikolaev (camion) e Lopez (SxS) ma anche a Nicolas Cavigliasso (quad) su YFM700R e all’australiano Toby Price in sella a KTM 450 (il marchio austriaco vanta così ben 18 successi consecutivi in questa competizione). Come da migliore tradizione, i colpi di scena e i ritiri non sono mancati a cominciare da quello di Peterhansel, out nella penultima tappa dopo essere uscito a soli 26 km dall’inizio della SS per via di un infortunio alla schiena al suo co-équipier David Castera. Ecco in dettaglio come è andata nelle varie categorie “la” gara nata dall’idea e dalla passione di Thierry Sabine.


Auto. Nasser Al-Attiyah e Mathieu Baumel. Solo loro sono riusciti a superare tutte le insidie di questa 41^ edizione della Dakar raggiungendo un perfetto equilibrio fra prestazioni alla guida della performante Toyota Hilux e sfumature di una navigazione piuttosto complicata in prova speciale. Al termine di dieci tappe e 3 mila km di SS con il 70% di sabbia, il “principe del deserto” Nasser ha conquistato la sua terza Dakar dopo aver sconfitto i diretti avversari senza preoccuparsi tanto che i loro nomi fossero quelli di Stéphane Peterhansel, Sébastien Loeb o Nani Roma. Per la prima volta nella storia di questa prestigiosa competizione motoristica, ad aggiudicarsi il gradino più alto nella categoria auto è stato il marchio Toyota, premiando gli sforzi del Team Overdrive che nel corso degli anni ha più volte “inciampato” su Peugeot e Mini lasciandosi sfuggire il titolo per un soffio. “E’ stata una delle mie più grandi vittorie: una Dakar difficile in cui non abbiamo commesso un errore – commenta soddisfatto Al-AttiyahSin dal terzo giorno abbiamo puntato al podio finale. Volevo offrire a Toyota la sua prima vittoria alla Dakar e con Mathieu ci siamo riusciti. Tutti vogliono vincere questo rally perché è la gara per eccellenza, a volte bisogna osare e rischiare di commettere anche qualche errore. Ma se si arriva al traguardo, e per primi, ogni fatica viene ricompensata da un’enorme soddisfazione. Quello di quest’anno è stato un rally al 100% in Perù con tanta sabbia e dune: volevo fare del mio meglio e ci sono riuscito. Non potevo sperare davvero di più”. Sul fronte X-Raid è finalmente con la Mini 4x4 John Cooper Works Rally che la squadra ottiene i suoi risultati migliori grazie allo spagnolo Nani Roma in 2^ posizione con un ritardo di poco più di 46 minuti dietro al driver del Qatar e con il polacco Jakub Przygonski (Mini All4 Racing) al 4° piazzamento della generale. La sfida di Loeb con la Peugeot della scuderia privata PH Sport è stata a tratti entusiasmante anche se guasti meccanici (a tradire il pilota pluricampione del WRC è stata anche la trasmissione della 3008 DKR in una delle ultime tappe della gara) e qualche errore di navigazione hanno allontanato le sue speranze di vittoria nonostante le 4 tappe conquistate e il terzo gradino del podio nell’assoluta auto. “In alcune occasioni abbiamo perso parecchio tempo anche se nel complesso siamo sempre stati i più veloci sul campo – commenta LoebIl terzo piazzamento non è una vittoria ma è pur sempre un podio e con i problemi che abbiamo avuto direi che è un buon risultato. E poi non bisogna dimenticare che con un’auto privata abbiamo affrontato grandi squadre ufficiali”.

 

 

Side-by-side. Francisco “Chaleco” Lopez. L’ex pilota di moto cileno (che alla guida della sua due ruote aveva mancato per poco il titolo assoluto piazzandosi 3° sia alla Dakar del 2010 che del 2013) ha saputo portarsi a casa il prestigioso trofeo nella categoria SxS con il suo Maverick. Nonostante qualche problema a inizio rally, Chaleco ha tenuto testa al vincitore del 2018, il brasiliano Reinaldo Varela in gara con un Maverick X3 e all’ex biker Gerard Farres (miglior piazzamento il 3° gradino del podio nel 2017) mentre Sergei Kariakin, Casey Currie e Ignacio Casale avevano già perso parecchio terreno. Con tre vittorie di tappa, che si aggiungono alle 11 riportate negli anni passati in sella alla sua moto, Lopez ha aggiunto un po’ di Cile nella mappa dei rally raid. “La seconda settimana è stata a dir poco fantastica: non pensavo di tornare alla Dakar ma una squadra cilena me lo ha proposto e sono felice di aver accettato – spiega il pilota di Curico - Le dune e la navigazione difficile di questa edizione mi sono piaciute molto: una gara decisamente tecnica e impegnativa e anche con il problema al motore e senza la trazione ho fatto del mio meglio vincendo alcune tappe e conquistando il podio assoluto!”.

 

 

Camion. Eduard Nikolaev. Autore di un eccellente inizio di gara con la vittoria di due tappe con cui ha ipotecato il suo titolo alla Dakar, il russo Nikolaev ha però tentennato prima di tagliare il traguardo finale. Mentre lo si pensava intoccabile alla guida del Kamaz #500, il driver di Naberezhnye Chelny è stato in realtà raggiunto e sorpassato dai suoi compagni di squadra Andrey Karginov e Dmitry Sotnikov sino a perdere il vertice del rally a vantaggio di quest’ultimo a due giorni dalla fine. Nikolaev non si è però fatto intimorire e ha reagito con grinta riportando una splendida vittoria nella 9^ tappa riprendendo così il comando e aggiudicandosi il gradino più alto del podio a Lima. Per la quarta volta nella sua carriera (dopo il 2013, 2017 e 2018), Nikolaev ha portato a casa il trofeo più ambito fra quelli assegnati dai rally-raid. Sotnikov alla guida del suo Kamaz 43509 dovrà dunque attendere un altro anno per sperare di conquistare la vittoria assoluta alla Dakar accontentandosi per ora del secondo piazzamento davanti a Gerard de Rooy, già due volte vincitore del rally, classificatosi al terzo posto di questa edizione. “La gara in Perù è stata davvero molto dura con dune e tanta sabbia. E anche i rivali si sono dimostrati piuttosto impegnativi, de Rooy e Federico Villagra in primis: voglio ringraziarli perché anche la loro bravura ci ha spronati a fare del nostro meglio – commenta NikolaevCon il camion abbiamo avuto solo qualche piccola noia meccanica; siamo invece rimasti bloccati fra le dune per la sabbia soffice ma alla fine siamo riusciti a venirne fuori e a recuperare il tempo perso. Il Kamaz ancora una volta si è rivelato robusto e veloce!”.

 

 

Gli italiani alla Dakar 2019. Schierati fra auto, camion e SxS (1 nato a Lima ma di passaporto italiano), una ventina di piloti e navigatori (gli altri hanno partecipato in categoria moto) hanno rappresentato l’Italia in questa 41^ edizione del rally ospitato in terra peruviana. In coppia con la spagnola Rosa Romero Font, Camelia Liparoti, classe 1973, ha partecipato con il suo Yamaha YXZ1000R (C.A.T. Racing Yamaha). E’ lei la prima italiana in classifica con un 38° posto. Allo start anche Angelo Montico (ex navigatore della Liparoti lo scorso anno) in questa occasione seduto alla destra di Ahmed Alkuwari Fahad, il giovane pilota di Doha in gara con uno YXR1000R di casa Yamaha. Team tutto romagnolo con Andrea Schiumarini, Andrea Succi e Massimo Salvatore (pilota, co-driver e meccanico) con i colori dell’R-Team che hanno esordito alla Dakar a bordo di un Ford Raptor chiudendo in 54^ posizione nella generale. Su una Toyota Land Cruiser 120, Marco Piana (in coppia con lo svizzero Steven Griener) ha partecipato come assistenza veloce per i quattro Polaris RZR 1000 Turbo del Team Xtreme+. Sfortunata la presenza di Gianpaolo Bedin che avrebbe dovuto gareggiare con Guido Toni nel ruolo di navigatore: purtroppo dopo i tre precedenti ritiri avvenuti nel 2014, 2015 e 2016, anche quest’anno l’avventura del torinese non è andata a buon fine. Il buggy RA02 preparato dalla Raitec Racing, iscritto in T1.4, non ha potuto nemmeno partire. A schierarsi fra i camion, dopo quattro anni è tornato invece alla Dakar il team Italtrans con l’equipaggio composto da Claudio Bellina, Giulio Minelli e Bruno Gotti: il DAF X2223 si è però fermato alla settima tappa di questa edizione 2019. Con i colori dell’R-Team sono scesi in campo anche l’Iveco Eurocargo con Ricky Del Mare e il co-pilota Dragos Razvan Buran e il Can-Am con Fabio Del Punta e Stefano Sinibaldi. Per loro solo una prima tappa con una 98^ posizione.

 

 

Classifica auto Dakar 2019
1. #301 Al-Attiyah/Baumel – Toyota Gazoo Racing SA – 34h38’14”
2. #307 Roma/ Bravo – X-Raid Team - + 46’42”
3. #306 Loeb/Elena – Ph-Sport - + 1h54’18”
4. #303 Przygonski/Colsoul – Orlen X-Raid Team - +2h28’31”
5. #308 Despres/Cottret – X-Riad Mini JCW Team - +2h48’43”
6. #305 Prokop/Tomanek – MP-Sports - +3h19’02”
7. #314 Al Rajhi/Gottschalk – X-Raid Team - +4h30’56”
8. #321 Garafulic/Palmeiro – X-Raid Team - +7h57’58”
9. #302 De Villiers/Von Zitzewitz – Toyota Gazoo Racing SA - +7h59’16”
10. #319 Chabot/Pillot – Overdrive Toyota - +8h09’58”

Classifica SxS Dakar 2019
1. #360 Lopez Contardo/Quintanilla – South Racing Can-Am – 42h19’05”
2. #358 Farres Guell/Carreras – Monster Energy Can-Am - +1h02’35”
3. #340 Varela/Gugelmin – Monster Energy Can-Am - +1h05’19”
4. #343 Currie/Tornabell Cordoba – Monster Energy Can-Am - +2h32’51”
5. #421 Piazzoli/Araya Diaz – Can-Am Chile - +3h10’25”
6. #412 M.Baumgart/Cincea – X Rally Team - +3h48’02”
7. #372 Jordao/Roldan – South Racing Can-Am - +4h41’57”
8. #418 Hinojo Lopez/Blanco – FN Speed Team - +5h05’56”
9. #398 C.Baumgart/Andreotti – X Rally Team - +5h22’28”
10. #344 Kariakin/Vlasiuk – Snag Racing Team - +8h25’53”

Classifica Camion Dakar 2019
1. #500 Nikolaev/Iakovlev/Rybakov – Kamaz-Master – 41h01’35”
2. #514 Sotnikov/Nikitin/Mustafin – Kamaz-Master - +25’36”
3. #503 De Rooy/Rodewald/Torrallardona – Petronas Team De Rooy Iveco - +1h34’44”
4. #505 Villagra/Yacopini/Torlaschi – Petronas Team De Rooy Iveco - +5h49’08”
5. #507 Loprais/Alcayna/Pokora – Instaforex Loprais Team - +5h59’51”
6. #501 Viazovich/Haranin/Zhyhulin – Maz- Sportauto - +6h39’29”
7. #509 Van Genugten/Der Kinderen/Willemsen – Petronas Team De Rooy Iveco - +9h15’26”
8. #519 Vasilevski/Vikhrenka/Zaparoshchanka – Maz-Sportauto - +10h17’01”
9. #510 Sugawara/Hamura – Hino Team Sugawara - +11h22’09”
10. #513 Van den Heuvel/Kuijpers/Van Rooij – Petronas Team De Rooy Iveco - +11h54’15”

 

Photocredit : Pavel Mothejl 

Testo Sonja Vietto Ramus 
sonja.vietto@gmail.com
+ 39 333.3612248

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